Non perder di vista il proprio scopo
Il medico non deve perdere di vista il proprio scopo, cioè la cura del malato. Troppo spesso compresso tra la medicina difensiva, gli immancabili protocolli e il rispetto delle pur importanti incombenze organizzative, egli dimentica il proprio fine. Aver permesso che l’ospedale divenisse “azienda” (ASL) nasconde lo scivolone fatto dalla classe medica italiana su questo terreno. Se l’ospedale infatti diviene azienda, il paziente automaticamente si trasforma in cliente e cessa di essere il fine dell’arte per diventarne mezzo tramite il quale raggiungere un profitto. La nostra società e la classe medica in primis hanno il bisogno ed il dovere di fare un passo indietro e recuperare il senso della medicina e del sistema sanitario in generale, che è quello di alleviare il disagio dell’umanità sofferente.
Una situazione sospetta
Come fanno a non insospettire le sempre più lunghe file nelle farmacie, gli ospedali sempre più pieni, come non domandarsi come sia possibile che nonostante la medicalizzazione di praticamente ogni aspetto della vita, nonostante l’innumerevole e sempre nuovo tipo di analisi a cui tutti più o meno volentieri vengono sottoposti, la nostra società sembra non averne mai abbastanza, essa sembra essere sempre e comunque malata, quasi drogata da una medicina che non basta mai, che da servitrice è divenuta padrona, e che da fonte di speranza sembra essersi trasformata in vicolo cieco.
L’alternativa c’è
La medicina omeopatica rifiuta tutto ciò, lo rifiuta prima di tutto per attitudine. Grazie a Dio infatti essa non abbisogna dello sviluppo tecnologico, ne della grande industria. La medicina omeopatica cura in modo non solo dolce ma anche semplice, le sue analisi sono l’ascolto e i suoi rimedi sempre di origine naturale. La cosa essenziale di cui abbisogna la medicina omeopatica è il riconoscimento del valore dell’essere umano in in tutti i suoi aspetti fisici, psichici, spirituali. La svalutazione dell’essere umano, del suo intrinseco valore, è la condizione al contempo madre e figlia di una medicina materialistica, meccanicista, che in tal modo perde il suo senso.