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Omeopatia in gravidanza: cosa devi sapere?

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Quanto ne sai davvero di omeopatia in gravidanza? La fase della “dolce attesa” è spesso il momento in cui molte donne si avvicinano alla medicina omeopatica. C’è un istinto di protezione che si fa forte in tutte le genitrici che sembra guidare questo orientamento verso una medicina più dolce o ritenuta genericamente più naturale. La domanda che nasce spontanea è quindi, da cosa cercano protezione queste future mamme? E perché questa protezione viene cercata da molte donne nella medicina omeopatica?

La gravidanza, un evento (non più) naturale

La gravidanza è un evento naturale, fisiologico, ma nella nostra società è senza dubbio anche una condizione fortemente medicalizzata. Questa affermazione contiene in sé una forte contraddizione, la stessa che vivono le donne in attesa, perché infatti dovrebbe intervenire la medicina in qualcosa di naturale? Essere in attesa significa iniziare una periodica frequentazione di medici e ambulatori, anche in assenza di disturbi. Informarsi riguardo alla gravidanza comporta più spesso focalizzare la propria attenzione sul negativo, ovvero su tutti i possibili rischi che essa comporta per la mamma e per il bambino sia in ambito ostetrico che non. In fine, tranne che in poche eccezioni, l’evento della nascita è un evento per lo più vissuto in ospedale e non certo più tra le mura domestiche.

La spropositata percentuale di parti tramite taglio cesareo cui oramai stiamo assistendo da più di qualche decennio, con un certo ridimensionamento che sta avvenendo negli ultimi anni nel nostro Paese, ma non certo a livello globale, il cui numero nei paesi in via di sviluppo è in costante crescita, è un dato inquietante. La possibilità di poter intervenire chirurgicamente nelle evenienze ostetriche più varie è una opzione di certo auspicabile, in mancanza della quale, la storia dell’ostetricia per migliaia di anni è coincisa con la storia di una tragedia sempre incombente sulla donna e sul nascituro.

Di contro però la gravidanza si è trasformata nel nostro tempo in qualcosa di non affatto semplice e naturale e questo cambiamento ha portato con se delle conseguenze negative sul vissuto della donna e quindi sulla gravidanza stessa. Questo ragionamento è la base di partenza per arrivare a ragionare sul bisogno di omeopatia in gravidanza.

Prevenzione ed omeopatia in gravidanza

La parola che cerca di giustificare la condizione che vive oggigiorno la donna in gravidanza si chiama prevenzione. Si cerca di prevenire tutti quei problemi ostetrici e non, come ad esempio un parto difficoltoso, un aborto o problemi metabolici come il diabete gravidico. Questa prevenzione però ha un costo in termini di stress, ovvero di preoccupazioni a carico delle neomamme che dovranno sottoporsi ad esami ed analisi per la prevenzione di questa o quella malattia. Il numero di queste potenziali malattie da cui premunirsi non solo aumenta con il tempo, ma anche sovente ci pongono di fronte a scelte non sempre facili da prendere.

Fare o non fare gli esami genetici? E se si, che informazioni mi daranno, con quale grado di sicurezza, quali possibili scenari si apriranno? Fare l’amniocentesi mi pone di fronte ad un rischio, quanto è questo rischio e quale rischio è per me accettabile? Insomma, sotto il nome della prevenzione la vita delle neo mamme diventa una sorta di slalom tra analisi e accertamenti, paure e indecisioni che lasciano spesso poco spazio a quella auspicabile tranquilla attesa di preparazione al lieto evento.

Iatrogenia a diversi livelli

Possiamo suddividere i nove mesi di gestazione in tre periodi di tre mesi ciascuno:

  1. il primo trimestre, che è il periodo di trasformazione più grande dal punto fisico. I possibili effetti dei cambiamenti a livello ormonale possono essere nausea, stanchezza e variabilità di umore;
  2. secondo trimestre che è, di solito, il periodo più felice e il più piacevole della gravidanza. La gravidanza è stabilizzata, nausea e stanchezza scompaiono ma possono comparire fastidi quali il mal di schiena e il gonfiore delle caviglie;
  3. L’ultimo trimestre della gravidanza, in cui le energie del corpo sono orientate verso l’interno, il parto porterà nuovamente l’energia della donna verso l’esterno, verso la creatura appena nata.

Il cambiamento

Il cambiamento che passa dall’essere in stato interessante all’avere un bimbo da accudire, è enorme. Medicalizzare un evento naturale ha di per sé degli svantaggi ineliminabili, lo si capisce intuitivamente semplicemente pensando alla complessità della nostra natura biologica, e non solo.

Basti pensare ai perfetti meccanismi di controllo ormonale delle varie fasi gestazione, le complessissime fasi dell’embriogenesi del feto, la produzione del latte materno per il nascituro, tutto secondo ritmi e meccanismi impossibili da comprendere totalmente nella loro complessità.
Iatrogenie (si tratta di effetti negativi di cure mediche o errori medici) ci possono essere a diversi livelli, fisico, psicoemotivo, spirituale. Nell’uso di farmaci allopatici è sempre insita la possibilità di “effetti collaterali”, i quali sono eventualità non sempre prevedibili ed ineliminabili, la cui esistenza andrebbe sempre messa in conto nel rapporto rischio beneficio.

Per non parlare di come il semplice entrare in ospedale può di per se esporre la paziente a danni, come ad esempio le tanto temute infezioni nosocomiali: a questo proposito potrà essere interessante rispolverare la paradigmatica e tragica storia del dottor Semmelweis, relativa proprio alla storia delle infezioni nosocomiali nelle pazienti puerpere (scopri perché parliamo di omeopatia unicista).

Parto analgesia: un esempio eclatante

Potremmo fare un esempio eclatante di come basti un niente per intervenire in questa complessità parlando della cosiddetta parto analgesia, conosciuta più spesso come la famigerata epidurale per il travaglio di parto. Ogni donna nella storia dell’umanità ha sempre saputo, parafrasando le parole bibliche, che avrebbe “partorito con dolore”.

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La gravidanza risveglia nella donna questo ricordo ancestrale attivando una sorta di preparazione non solo fisica, ma anche psicologica all’evento del parto. La prima iatrogenia che subisce la donna quando le si fa capire che il suo parto sarà indolore grazie alla parto analgesia è che questa preparazione psicologica verrà meno, e con essa chissà quante modificazione dei naturali meccanismi di adattamento al parto verranno in qualche modo intaccati.

Così una semplice idea, un cambiamento nell’aspettativa materna, può mettere lo zampino all’interno della complessità della natura umana, con conseguenze difficilmente prevedibili. Di conseguenza a volte accade che una donna sopportarti male i dolori del parto in caso non fosse possibile eseguire l’epidurale antalgica financo a arrivare al taglio cesareo a causa di ciò, ed ecco il danno è fatto.

Donne che decidono di non affrontare il parto

Ma non finisce qui. Esistono oggi numerosi parti eseguiti tramite taglio cesareo per cosiddetta “autodeterminazione della paziente”: in parole povere ci sono donne che decidono di non affrontare il parto, sapendo che posso decidere in tal senso, anche queste donne in fondo hanno subito un danno dello stesso tipo.

Come faccio ad affermare questo? Quante mamme di fronte al dolore o alle difficoltà della vita dicono a se stesse e agli altri ritrovando una rinnovata forza: “in fondo questo che mi sta accadendo non è nulla rispetto ai dolori del parto!!”. Dimenticare che siamo immersi in una meravigliosa complessità che il nostro intelletto può comprendere solo in parte, essere incoscienti che questa complessità in quanto meravigliosa andrebbe rispettata il più possibile, porta a errori di valutazione da parte dell’uomo e forse ad un delirio di onnipotenza da parte del medico.

Ecco perché l’omeopatia in gravidanza è necessaria, per riscoprire il valore naturale di questo evento, e la sua portata meravigliosa.

Prevenzione ad un altro livello: epigenetica

L’idea di prevenzione portata dalla medicina omeopatica è molto diversa da quella corrente e, soprattutto, investe un ambito cui non arriva la medicina allopatica. Di come la realtà di tale tipo di prevenzione sia oggi largamente supportata dalla moderna epigenetica, ne abbiamo parlato diffusamente in un nostro precedente articolo (Teoria dei Miasmi ed Epigenetica). Basta qui ricordare come curare omeopaticamente i genitori significhi curare le generazioni successive, ovvero armonizzarne la spinta profonda al disequilibrio e, di conseguenza, trasmetterne meno alle generazioni successive. In altre parole, curarsi omeopaticamente significa procreare una prole tendenzialmente più sana.

L’omeopatia è una medicina dolce: cosa può fare?

La medicina omeopatica ha lo scopo di alleviare le più svariate problematiche che si presentano dalla procreazione alla nascita (approfondisci il significato dell’omeopatia), favorendo in coloro che si apprestano ad accogliere una nuova vita, un equilibrio e un benessere che gli permetteranno di vivere questo periodo in maniera ottimale accompagnando inoltre la donna ad un parto il più possibile naturale, e privo di complicazioni.

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Trattare omeopaticamente la gestante significa trattare l’unità madre/bambino allo scopo di:

  • migliorare il benessere generale della gestante (es: umore, nausea, emorroidi);
  • diminuire il rischio di malformazioni congenite;
  • favorire il parto eutocico;
  • diminuire le complicanze peri partum (es: emorragie);
  • prevenire malattie e disturbi perinatali (es: insonnia del lattante);
  • evitare problemi legati al post parto e all’allattamento (es: ragadi al seno, emorragie uterine).

Inoltre quando, come in gravidanza, l’approccio farmacologico può essere controindicato o comunque sconsigliato, la possibilità di accedere a terapie prive di effetti collaterali si rivela una grande risorsa.

EQUILIBRIO FAMIGLIARE: L’ESEMPIO DELL’ALBERO

L’omeopatia in gravidanza è una terapia dolce, volta ad assecondare non solo le dinamiche della donna in attesa, ma l’assetto psicofisico di tutta la famiglia, di fronte ai cambiamenti che avvengono durante e dopo la gravidanza. Individuare e saper supportare le più svariate dinamiche che possono avvenire nella famiglia in questi frangenti è compito del medico omeopata (se hai bisogno di un confronto su omeopatia in gravidanza contattami senza impegno). Trattare ad esempio un padre nervoso o come spesso accade un fratello maggiore che si sente di colpo messo in secondo piano, sono aspetti non affatto secondari i quali di contro, possono giocare un ruolo importantissimo in tanti disturbi spesso lamentati dalla madre o dal nascituro.

La madre sta al resto della famiglia come il tronco sta ai rami. Curare la mamma significa far star meglio tutta la famiglia, se il tronco sarà non in salute i rami non se la passeranno meglio. Seguire la mamma non solo nelle sue problematiche fisiche, ma anche e soprattutto emotive e psicologiche, è compito precipuo della medicina omeopatica.

CONCLUSIONE: RIAPPROPRIARSI DELLA GRAVIDANZA

Crediamo che la società odierna abbisogni e chieda, al mondo che ruota intorno alla gravidanza, un passo in avanti verso una gravidanza e parto ecologici, cioè maggiormente rispettosi dell’integrità dell’unità madre/bambino/famiglia, capace di assecondarne la fisiologia senza per questo rinunciare alla giusta sicurezza.

Creare degli spazi, non solo fisici, capaci di vicariare quell’ambiente confortevole e rassicurante che era la casa nella società patriarcale e nella società rurale, dare dei necessari punti di riferimento nella città caotica vissuta in una società oramai liquida, con questa intenzione si propone oggi il medico omeopata, il quale conosce la gravida nella sua totalità psicofisica, conosce altresì tutta la famiglia, le sue
dinamiche e la società in cui essa è immersa, così come il medico di una volta o forse faremo meglio a dire, perseguendo una idea di medico ideale.

La sola prevenzione, così come intesa oggi, non solo non placherà le pur ragionevoli preoccupazioni di fronte alla gravidanza, ma essa nel suo furore analitico scotomizzerà dalla propria visione ciò che è più importante: ovvero il benessere dell’essere umano. Quindi decisamente si all’omeopatia in gravidanza, come mezzo per riscoprire la naturalità e il contatto con se stessi e i propri bambini.

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