UNA DOMANDA IMPORTANTE
Chi si avvicina alla medicina omeopatica, specie quando al principio ne gusta le qualità terapeutiche, è subito a portato ad approfondirne gli aspetti teorici, le modalità di azione, la ricchissima storia. Una domanda però che in pochi si pongono, ma che ha delle ricadute pratiche importanti, un aspetto del percorso terapeutico che prima o tardi diviene un fattore limitante del pieno compimento delle potenzialità della medicina omeopatica, riguarda prima di tutto l’approccio con cui il paziente sia avvicina a questa antica disciplina.
NON SI Può ESSERE ASCIUGATI IN ACQUA
La medicina omeopatica cura l’uomo nella sua interezza biopsichica e il suo scopo è quello di permettere all’uomo, alleviandone le sofferenze, di realizzare gli scopi più elevati della propria esistenza, o in altre parole di realizzare se stesso. Il paziente omeopaticamente maturo è colui che è predisposto a questo tipo di crescita, colui che è disposto cioè a cambiare o per lo meno a mettersi in discussione. Il mio maestro, per spiegare questo concetto, spesso evoca l’immagine di un uomo che chiede al medico di essere asciugato, allora il medico chiede all’uomo di uscire prima dall’acqua, a questo punto colui che non è pronto chiede di essere asciugato in acqua!
SE TEMETE LA RIVOLUZIONE NON ENTRATE
Sono tante le persone che chiedono di essere asciugate in acqua, per queste la medicina omeopatica può essere una strada verso il miglioramento dei propri disturbi, condizione che però quasi mai corrisponde con il raggiungimento della guarigione completa, intesa come salute piena, stabile e duratura. La prima domanda che dovrebbe porsi chi si affaccia sulla porta dell’omeopatia è se egli è disposto ad affrontare il cambiamento richiesto o a rinunciare a quelle condizioni fisiche, psichiche, spirituali, emotive, dinamiche familiari o sociali che perturbano il proprio equilibrio psicofisico. Il goloso dovrà rinunciare a qualche dolce o il sospettoso al controllo, l’ateo al cinismo e l’insicuro ad essere oppresso da qualcuno o da qualcosa e cosi via per un infinito numero di possibilità quante sono le possibili singole esperienze umane. Se non temessi di essere frainteso scriverei sulla porta del mia ambulatorio, “se temete la rivoluzione non entrate”. È una grande sofferenza vedere i propri pazienti non aprire quella porta immaginaria sapendo che sempre dietro ad ogni paura, ad ogni mancata accettazione di responsabilità di fronte alla vita, esistono le possibilità più meravigliose che la vita possa regalare a quelle esistenze.