CHE DIO DIFENDA L’OMEOPATIA DAGLI OMEOPATI!
Conoscere qualcosa della gloriosa storia di quest’arte e di alcuni dei suoi protagonisti ci aiuterà a rispondere al nostro interrogativo.
Breve storia dell’omeopatia unicista
UN GENIO INTEGERRIMO: SAMUEL HAHEMANN
“Amici miei, potete andarvene da qui. Io non so purtroppo alleviare le vostre sofferenze, non so guarirvi. Non voglio quindi rubare il vostro denaro.”
A ciò seguì la povertà fino alla fame, sua e dei suoi undici figli, e i lutti per la morte di molti di questi. I pochi soldi provenivano dalle traduzioni mal pagate, per lo più di testi scientifici. L’intuizione partì proprio dalla traduzione della descrizione dei sintomi dell’intossicazione dal chinino: erano gli stessi sintomi della malaria, che lo stesso chinino cura.
Nomi e rimedi omeopatici
Se vi capiterà di visitare una farmacia antica, troverete scritte sui contenitori dei farmaci molti degli stessi nomi che trovate oggi sui rimedi omeopatici. S.H. li conosceva tutti e bene. Ci volle tanta caparbietà, chilometri a piedi per curare malati, più spesso poveri, e poi i primi successi e i contrasti con i colleghi che questa cosa, allora come oggi, proprio non la possono accettare.
Dopo la pubblicazione della sua opera più importante, ovvero la sintesi e la summa dall’arte omeopatica: “L’organon dell’arte di guarire”(1818), ebbe alle calcagna il mondo accademico che, in pieno positivismo, pasticciava nei laboratori con i veleni più tossici e le teorie più assurde, e rigettava in pieno e senza appello le tesi del genio di Messner.
Lo scoppio di una grave epidemia di tifo, in seguito ai disastri provocati dalle guerre Napoleoniche, fu la prima occasione dove l’impotenza dei mezzi tradizionali si scontrò con i successi dei rimedi suggeriti da S.H. tramite una rivista del tempo. Da questo momento in poi l’avversione di coloro che non potevano capire il genio si trasformò in aperta battaglia. Il 10 Dicembre 1819 S.H. fu denunciato dagli speziali tedeschi per esercizio abusivo della professione a causa del fatto che egli distribuiva i rimedi gratuitamente ai suoi pazienti, un po’ per necessità clinica un po’ per mancanza di farmacisti fidati. Il processo si concluse con una forte multa e la diffida a non distribuire più i rimedi direttamente ai propri pazienti.
Il padre dell’omeopatia e l’ostracismo
Nonostante l’ostracismo e la maldicenza dei medici tedeschi, le numerose guarigioni, anche di personaggi famosi, aumentarono la fama di S.H. tanto che lo stesso Goethe ne parlò numerose volte appellandolo come “Il nuovo Paracelso”.
La veemenza degli attacchi contro il padre dell’omeopatia non gli risparmiarono numerosi dispiaceri e la necessità di spostarsi da Lipsia verso contrade più remote, intanto però le pubblicazioni e l’attività di insegnamento cominciava a dare i propri frutti con l’aumento dei medici omeopatici in tutta Europa e l’apertura del primo ospedale omeopatico a Lipsia, e l’inizio dei riconoscimenti ufficiali. Consigliere privato di corte del duca Ferdinando di Anhalt, diploma d’onore della Facoltà di Medicina di Erlangen, soggetto di numeri artisti in tutta la Germania.
Società Gallica di Omeopatia
La fama di S.H. raggiunse tutti gli angoli d’Europa da dove provenivano allievi e pazienti. Fu un italiano, il Conte de Guidi, che nel 1832 fondò la Società Gallica di Omeopatia, che preparò cosi la calda accoglienza con cui Parigi nel 1835 accolse il maestro. Per ottenere il permesso di fondare un ospedale omeopatico scrive all’allora ministro Guizot dell’Istruzione pubblica di Francia, sul quale furono fatte enormi pressioni da parte dell’Accademia di Medicina affinché tale permesso non fosse concesso. Il ministro però accorderà il permesso rispondendo in modo esemplare: “S.H. è un dotto di gran merito. La scienza deve essere libera per tutti. Se l’omeopatia è una chimera o un sistema senza valore, cadrà da se stessa. Se essa, al contrario, rappresenta un progresso, si propagherà a dispetto della Vostra disapprovazione. L’Accademia deve innanzi tutto far progredire le scienze ed incoraggiare le scoperte”.
Le guarigioni “miracolose” di personaggi illustri di Francia e della vicina Inghilterra si conteranno a centinaia in quegli anni. La guarigione del maresciallo Radetzky fece un certo scalpore, affetto da un tumore all’occhio destro, che i più insigni specialisti avevano rinunciato a curare, si rivolse all’ omeopatia e il dott. Hartung lo guarì radicalmente in sei settimane di cura.
Il 15 settembre del 1835 S.H. pronunciò davanti a 200 medici membri della società omeopatica francese la celebre frase: “Quando trattasi di un’arte salvatrice della vita, trascurare di apprenderla è un delitto”.
In quegli anni si assisterà allo sviluppo di ospedali omeopatici in tutta Europa ma soprattutto in America
L’accademia medica di New York lo elegge suo presidente onorario, nel 1850 solo a Londra si conteranno 63 medici omeopatici, 138 nella provincia, in Francia 400, Parigi 56, Vienna 40, Madri 17, Berlino 11, Dresda 11, Lipsia 11; nelle altre capitali europee 45 omeopati sono professori universitari, 31 consiglieri di corte, 20 medici di corte e si potrebbe continuare a lungo.
A volte la storia ci parla attraverso dei particolari come il seguente, che risulta più esplicito di mille parole: la compagnia Inglese di assicurazioni sulla vita, istituisce in quegli anni una sezione speciale per le persone che si curano omeopaticamente, e per queste richiede un premio assicurativo meno alto!
Numerosi furono i discepoli diretti di S.H., Stapf che a Lipsia si occupò della pubblicazione dei famosi “Archivi Stapf” cosi importanti per l’inizio della diffusione dell’arte omeopatica, e B. Gross per citarne solo alcuni. Leggendo i loro scritti due tratti sembrano accumunarli tutti: la continuazione di una meticolosa attività di ricerca, l’infinita polemica con i medici allopatici da cui venivano attaccati non meno del loro maestro. Il 2 Luglio del 1843 S.H. terminò la sua esperienza terrena, le sue spoglie riposano presso il cimitero degli uomini illustri Pere-Lacheise di Parigi. Cos^ lo ricordava il Mahatma Gandi:
“Il dottor Hahnemann era un uomo intellettualmente superiore e conosceva il significato della salvezza della vita umana, essendo un medico dalla forza unica. Io mi inchino davanti alla sua capacità e davanti al grandioso lavoro umanitario che ha svolto. La sua memoria ci anima ancora una volta a seguirlo, ma gli oppositori odiano l’esistenza dei principi e della pratica dell’Omeopatia, che in realtà cura una maggiore percentuale di casi rispetto ad altri metodi di trattamento, e al di là di ogni dubbio è la più sicura, la più economica e la più completa scienza medica”.
L’OMEOPATIA UNICISTA IN ITALIA
Apertamente favorita dai Borboni, dal 1830 al 1860 l’omeopatia unicista conobbe in Italia un periodo di grande diffusione e successo: nel 1834 si contavano almeno 500 medici omeopati, un numero enorme per l’epoca, tenendo presente che l’omeopatia era diffusa in poche regioni: Campania, Sicilia, Lazio ed Umbria. Sembra che Napoli abbia avuto sempre una particolare predilezione per l’omeopatia.
Già dal 1829 veniva pubblicata la rivista mensile “Effemeridi di Medicina Omeopatica” a cura del Dr. De Horatiis. Presso il Recinto degli uomini Illustri nel cimitero di Poggioreale di Napoli è possibile vedere il busto in ricordo di Tommaso Cigliano (1842 – 1913), medico omeopata tra i primissimi in Italia, Napoli gli fu grata quando in occasione della ennesima epidemia di colera nel 1884, grazie alle cure omeopatiche, la mortalità dell’epidemia fu solamente del 6% contro il 70/80% delle precedenti.
Cigliano fu il primo a tenere presso l’università di Napoli un “corso sulle dosi minime”. Sul portone della sua casa ad Ischia, ancora oggi è possibile leggere la massima ippocratica “similia similibus”.
La medicina omeopatica si diffuse, supportata da successi strepitosi su illustri pazienti anche nello Stato Pontificio
Nel 1841 Papa Gregorio XVI riconobbe ai medici omeopati il diritto di distribuire gratuitamente i medicinali omeopatici, annullando le vessatorie disposizioni delle Municipalità di Bologna e di Roma, che invece li avevano proibiti. Sempre Gregorio XVI, con una Bolla, concesse agli ecclesiastici l’autorizzazione a somministrare rimedi omeopatici in casi urgenti, anche in assenza del medico (significato omeopatia).
Nel 1848 Pio IX nominò il prof. Ettore Mengozzi, medico omeopata, alla cattedra di Filosofia della Natura all’ Università di Roma. Più tardi Leone XIII, curato e guarito dal dott. Talianini, medico omeopata, chiamerà sempre a consulto l’insigne clinico, ogniqualvolta colpito da malattia. Infine, nel 1947 Papa Pio XII nominò il dott. Galeazzi-Lisi archiatra pontificio per i servizi resi attraverso la Medicina omeopatica.
L’omeopatia unicista nel Regno Sabaudo
È del 1843 la prima legislazione sull’omeopatia, che regolò produzione e commercio dei medicinali omeopatici. Essa fu promulgata da Carlo Alberto e rimase in vigore anche nel Regno d’Italia finché nel 1933, dopo ben 90 anni, fu abolita dal fascismo, che non riconobbe un sapere medico diverso da quello insegnato nelle Università e dunque cercò di oscurare la medicina omeopatica. Società omeopatiche nacquero da subito in tutto il territorio nazionale, anche in questo caso non senza l’aperto ostracismo della medicina ufficiale, tanto che in diverse occasioni furono gli stessi regnanti a dover intervenire per garantire pari opportunità alla nascente medicina.
La società omeopatica di Palermo ricevette nel 1842 da Re Ferdinando I i diritti inerenti a tutte società scientifiche, nel 1839 fu il Re Carlo Alberto che protesse l’omeopatia ordinando che se ne rispettasse la libertà scientifica. Nel ducato di Parma la Duchessa Reggente Luisa di Borbone nominò medico della sua corte il medico omeopata dott. Pietro Fioretta il quale fu nominato direttore dell’ospedale omeopatico istituito nel suo palazzo per le persone della corte e per tutti i sudditi che avessero voluto curarsi omeopaticamente nel corso della epidemia di colera che si verificò durante il 1855.
DIFFUSIONE DELL’OMEOPATIA UNICISTA NEGLI USA
L’omeopata unicista si diffuse rapidamente a livello globale, difficile oggi credere che proprio gli Stati Uniti d’America siano stati uno dei paesi dove essa si è imposta in maniera più vigorosa. Sostenuta da personaggi di grande levatura morale e professionale nel 1850 fu fondata la prima Associazione di Omeopatia Hahnemaniana.
Le statistiche indicano che il numero di medici omeopati a New York raddoppiò ogni cinque anni dal 1829 al 1869. Tra i tantissimi almeno su due di questi vale la pena spendere qualche riga:
1 James Tyler Kent (K.)
J.T.Kent. (New York 1849) dapprima medico allopata. Dopo disperati tentativi trovò il sollievo alle sofferenze della propria moglie moribonda per tubercolosi nello studio di un medico omeopata. Tutti i grandi omeopati del passato come S.H., furono dapprima grandi allopati, ma soprattutto cercatori di verità, che difronte all’evidenza non seppero resistere all’impulso di rinunciare a tutto per avventurarsi nell’arte omeopatica. K fu uno di loro e uno dei più importanti.
Basterebbe leggere le sue “Lezioni di filosofia omeopatica”, ovvero la trascrizione delle lectures da lui tenuto durante i lunghi anni di insegnamento (1881- 1916) per apprezzare la mirabile sintesi operata dell’arte accumulata fino ad allora. Per non parlare del suo prezioso e purtroppo spesso frainteso Repertorio, di cui non esiste omeopata che non ne abbia una copia a portata di mano durante una visita.
2 Costantin Hering (H.)
Sembra che Costantin Hering (1800 – 1880) non incontrò mai S.H., ma sarà uno dei grandi dell’omeopatia. Come S.H. brillante studente in medicina presso l’allora prestigiosa università di Lipsia, fu ingaggiato da un noto chirurgo per confutare le teorie omeopatiche. Pare che il suo cambio di rotta, una volta conosciuta e sperimentata su se stesso la medicina omeopatica unicista, suscitò una forte avversione in ambito accademico e non solo, che fu costretto ad emigrare in America. Da lui nascerà la scuola omeopatica americana e statunitense.
Il contributo di Hering alla scienza omeopatica è inestimabile. Singolare e prova della tenacia e dedizione di questo uomo alla scienza l’ambito in cui descrisse la patogenesi del rimedio Lachesis. Pare che avventuratesi con una spedizione nella foresta amazzonica per catturare l’omonimo pericolosissimo serpente, insieme alla moglie, fu abbandonato dalle sue guide, che una volta catturato il serpente considerarono il lavoro finito. Cosi H. se ne intossicò con il veleno cercando di estrarlo dalle ghiandole dell’animale a mani nude: i sintomi che sviluppo in seguito all’avvelenamento sono entrati a far parte della patogenesi del rimedio. Il grande ingegno di quest’uomo ci ha lasciato le sue leggi di guarigione, che mirabilmente spiegano come fisiologicamente procedono i sintomi della malattia e della guarigione, tanto importanti e potenzialmente gravide di frutti, quanto sconosciute ai più.
UNA STORIA DA CONOSCERE: IL RAPPORTO FLEXNER
Il governo Americano nella guerra 1861-1863 sperimenta l’efficacia dell’omeopatia sui feriti delle battaglie sulla base della mortalità, 7,5% nel Mound City Hospital contro il 14,5% degli ospedali allopatici! Il rapporto Flexner fu una valutazione e un censimento delle strutture deputate all’insegnamento
medico sul territorio degli Stati Uniti d’America commissionato dal congresso americano. Per quanto questo rapporto fosse dettato dall’esigenza di portare ordine all’interno del caotico mondo della pratica medica allora presenti nel paese, non essendoci fino ad allora alcun tipo di sistematizzazione dell’arte medica, con conseguente proliferare di terapie e terapeuti più vari e anche dalle origini più singolari e financo dubbie, questo rapporto e i seguenti provvedimenti statali che ad essa si ispirarono ebbero un sapore inquisitorio.
All’inizio del 1900 in America esistevano 22 scuole mediche omeopatiche, più di 100 ospedali omeopatici. Dopo la pubblicazione del Rapporto Flexner, sopravvivevano nel 1923 solo due scuole di omeopatia unicista. Tutte le medicina “alternative” a quella di stampo chimico industriale allopatico furono di fatto messe al bando.
Anche mettendo da parte tutte le ombre a proposito della reale indipendenza della Fondazione Carnage che compilò il rapporto, e le considerazioni di merito riguardo all’innegabile impostazione ideologica di esso, la storia ci insegna come un atto politico possa pesantemente influire sull’andamento e lo sviluppo della ricerca scientifica e medica. Si può dire senza che il rapporto Flexner abbia condizionato l’andamento della medicina mondiale: sopprimendo in un solo colpo qualsiasi idea di medicina diversa da quella prescelta dalla politica come ufficiale.
DIFFUSIONE GLOBALE DELL’ARTE OMEOPATICA EUROPA: UNO PER TUTTI
Impossibile in poche righe da conto della quantità di medici che hanno esercitato e contribuito alla storia di quest’arte. Ricordiamo uno per tutti, Leon Vannier (1880- 1963) al quale va il merito di aver epurato l’omeopatia francese ed europea dagli elementi confondenti che negli anni sembravano essersi depositati come una patina su questa scienza. Grande clinico, i cui successi lo resero celebre, contribuì a dare nuovo impulso alla medicina omeopatica in tutta Europa, anche tramite i suoi studi sulle costituzioni omeopatiche e non solo. V. infatti si occupò della produzione dei rimedi.
INDIA E ATTUALE PAKISTAN: QUALCHE ANEDDOTO
“L’Omeopatia è il metodo terapeutico più avanzato e più raffinato che consente di trattare il paziente in modo economico e non violento”.
Le parole del Mahatma Ghandi testimoniano come l’omeopatia sia sempre stata molto vicino alla cultura ed alla sensibilità del popolo indiano: esse ci introducono alla ricerca delle radici dell’incredibile sviluppo dell’omeopatia in India.
Il Ministro delle Finanze indiano recentemente ha inaugurato otto nuovi ospedali omeopatici, ed ha affermato che l’omeopatia è il metodo di cura con il miglior rapporto costo-beneficio: cioè fornire cure di miglior qualità ad un minor costo per lo stato. Si stima che ci siano attualmente cento milioni di persone in India che si affidano esclusivamente a cure omeopatiche.
In ospedali omeopatici come quello di Kerala si effettuano 700 visite ambulatoriali al giorno. Come nel passato Hahnemann ottenne risultati eccezionali nelle epidemie di scarlattina dell’epoca, così oggi l’efficacia dell’omeopatia viene ribadita dai risultati che si hanno nelle epidemie di Chikungunya.
Omeopatia unicista in India
L’omeopatia, di cui è sempre stata una fervida sostenitrice anche Madre Teresa di Calcutta, fu introdotta in India nel 1810: in quell’anno diversi missionari e medici tedeschi iniziarono a curare la popolazione con rimedi omeopatici. Il primo di cui si ha notizia certa è tal dott. John Martin Honigberger, soprannominato “Dott. Colera” per i successi ottenuti per la cura delle epidemie di tale grave malattia. Scrisse un libro dal titolo : “Thirty-five Years in the East. Adventures. Discoveries etc. ” ( Trentacinque anni in Oriente. Avventure. Scoperte ecc.), pubblicato a Londra nel 1852, in cui descriveva i suoi successi terapeutici. Nel viaggio a Lahore del 1829 curò il cavallo preferito dell’allora sovrano del Punjab, il Maharaja Ranjit Singh, che era affetto da gravi ulcere agli arti posteriori.
Tornato in India nel 1839 si recò a far visita al Maharaja che trovò molto malato, non riusciva a parlare, aveva gli arti inferiori gonfi e poteva esprimersi solo a gesti. I suoi medici non erano stati in grado di aiutarlo. Il sovrano acconsentì a provare i rimedi omeopatici, a patto che venissero preparati in presenza delle sue guardie del corpo. Il dott. Honigberger prese dalla sua borsa una boccetta contenente la tintura madre di Dulcamara, un rimedio che si ricava da una pianta, ne mise una goccia in una fialetta che fece riempire di alcol e di acqua, la fece scuotere direttamente dalle guardie del corpo; prese una goccia della soluzione e la diluì in un’altra fialetta sempre facendola scuotere e così di seguito per diverse volte, cioè diluì e dimamizzò e preparò seduta stante il medicamento omeopatico Dulcamara. Il Maharaja guarì e, riconoscente, nominò Honigberger direttore dell’ospedale del Punjab, cui si rivolgevano anche i pazienti inglesi.
Il primo ospedale in India
Si deve al chirurgo Samuel Brooking, ufficiale medico inglese in pensione, la costruzione del primo ospedale omeopatico a Tanjore, nel Sud dell’India, nel 1847. Nel 1851 si inaugurò l’ospedale omeopatico di Calcutta grazie ad un omeopata di origini francesi, il dott. CJ Tonnere, al quale dobbiamo la sperimentazione del rimedio “Acalpha indica”.
Nel 1948 fu istituito l’ Homoeopathic Enquiry Committee con lo scopo di regolare l’insegnamento gli studi e la pratica dell’omeopatia ed evitare che fosse praticata da ciarlatani o da non medici. È del 1973 la fondamentale Centra Act, legge grazie alla quale l’omeopatia è stata riconosciuta e accettata ufficialmente come uno dei Sistemi Nazionali di Medicina in India.
Nel 1978 si è formato un Consiglio Centrale per la Ricerca in Omeopatia. Nel 1983 sono stati resi uniformi i programmi dei corsi di laurea in Medicina Omeopatica. Attualmente ci sono circa 186 Homeopathic Medical College in India, di cui 35 pubblici ed il resto privati. Il corso degli studi di base, al quale si accede dopo il superamento di un test di ammissione, dura cinque anni e mezzo. Lo sviluppo dell’omeopatia degli ultimi anni ha portato il numero degli omeopati da 100.000 a oltre 250.000: ogni anno raggiungono il diploma finale 10.000 nuovi omeopati.
L’omeopatia unicista è equiparata dal punto di vista giuridico alla medicina convenzionale. Così come accade di trovare in India una estrema variabilità di condizioni di vita ed ambientali, anche per le strutture omeopatiche si va da piccoli dispensari omeopatici nelle località più difficilmente raggiungibili fino a centri di eccellenza diretti da omeopati di larga fama, dove si affrontano situazioni di pronto soccorso e patologia anche gravi. Tra di essi possiamo menzionare l’Homeopathic Health Center di Mombay (una volta nota come Bombay), l’Homeopathic Medical College che è parte integrante della Facoltà di Medicina dell’Università di Mombay.
Difficile stabilire con certezza quale ruolo e quali successi abbia avuto la medicina omeopatica in India durante la recente epidemia di COVID19, di sicuro nella regione del Kerala il governo si è affidata ad essa e, secondo alcuni, a giudicare i dati epidemiologici di quella regione, con ottimi risultati.
OMEOPATIA UNICISTA E RESTO DEL MONDO
In Sud America l’omeopatia unicista ha una grande popolarità. In Argentina si è diffusa anche grazie all’eroe nazionale Generale San Martin, il quale portò con sé un kit di medicine omeopatiche attraverso le Ande, nell’impresa di liberazione di Cile e Perù dalla dominazione spagnola.
Attualmente ci sono circa 2000 medici omeopati in Argentina e 3 milioni di persone hanno già utilizzato medicine omeopatiche, ricordiamo brevemente il maestro dell’arte argentino P. Paschero (1904 – 1986) fondatore della Escuela Medica Homeopathica Argentina, tutt’ora scuola di prestigio internazionale. L’omeopatia unicista è ugualmente popolare in Messico e in Brasile, dove circa 15.000 medici praticano l’omeopatia, e il corso di laurea in Farmacia prevede l’insegnamento obbligatorio di Farmacologia omeopatica. L’omeopatia è inoltre sviluppata a Cuba, in Australia e Sud Africa dove l’insegnamento avviene in ambito universitario in un percorso di formazione dedicato specificamente alla medicina omeopatica.
CONCLUSIONI
Conoscere un po’ della gloriosa storia dell’arte omeopatica è essenziale per capire cosa sia e quale valore abbia l’omeopatia unicista, e perché vadano rigettate pratiche omeopatiche diverse da questa per 3 ordini di motivi:
- Tutta la storia dell’omeopatia è la storia della dottrina omeopatica classica, ovvero unicista. La medicina omeopatica pluralista, o comunque qualsiasi disciplina diversa da quella unicista, è una recentissima deviazione priva dell’autorevolezza data dalla pratica e dell’insegnamento dei grandi maestri del passato. La dottrina unicista possiede una tradizione e soprattutto una base empirica, che si poggia sulla conoscenza della sperimentazione di un rimedio per volta che non può essere superata senza negare i principi e la pratica dell’arte omeopatica cosi come ci è stata tramandata. In altri termini: esiste un bagaglio di informazioni enorme frutto di un lavoro durato generazioni, su cui si poggia la medicina omeopatica, e che viene di fatto disatteso dalle recenti innovazioni che non si inseriscono in alcun modo all’interno della tradizione omeopatica.
- Come si intuisce dalla sua storia, l’omeopatia unicista è un’arte che sempre si è trasmessa ad personam da maestro ad allievo, essendo essa un’arte impossibile da imparare dai soli libri. In Italia potremmo tracciare una recente catena di trasmissione che va da Cigliano a Matteotti e quindi arriva a Pende per poi passare a A. Negro e al dott M.B. Ghrewati. La medicina omeopatica non unicista, invece, è molto facile da imparare sui libri, anzi basta pochissimo: non sono quindi necessari i travagli e i sacrifici che comporta seguire un maestro vivente da cui apprendere i segreti dell’arte. Sono le stesse case farmaceutiche che producono i rimedi che forniranno chiare e facili tabelle, che spiegano come utilizzare in modo semplice e automatico i rimedi, invece di spendere anni in sacrifici. In effetti quello che ne esce fuori è quella che alcuni amano chiamare una omeopatia allopatizzata, ovvero un uso dei rimedi omeopatici secondo dei criteri allopatici, insomma un bel pasticcio.
- Si evince come la storia dell’omeopatia unicista sia stata una storia da subito travagliata, sempre osteggiata, ma che ha anche conosciuto momenti di grande popolarità oltre che una diffusione globale. La questione del Rapporto Flexner è stato un momento eclatante di come la politica possa influire sui destini della medicina e della scienza in generale. Anche oggi si profilano sempre con maggiore insistenza tempi duri per l’arte omeopatica minacciata non più solo da interessi economici, ma anche dalle recenti spinte verso il controllo sociale con conseguente limitazione dell’auto-determinazione nella libertà della persona nella propria scelta nella cura.
In questo contesto dottrine omeopatiche diverse da quella unicista, essendo accumunate ad essa, porgono il fianco al discredito ai danni di un’arte cosi nobile ma di non così immediata comprensione per menti che ne ignorino i principi fondanti e la storia.
Cosa ne pensi? Ti è piaciuto questo viaggio alla scoperta dell’omeopatia unicista?
PICCOLA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
- Organon dell’arte di guarire. C.F. Samuel Hahnemann Red Ed. 2006
- Storia dell’Omeopatia in Italia. A. Lodispoto. Ed. Mediterranee 1987
- Medicina Omeopatica: dalle origini a oggi. Dott F. Zammarano Ed. Licino Cappelli Bologna
- La vita Interiore di S.H. Roger Larnaudie. Ed. Salus Infirmorum 2007
- D. Iero, A Pesante. “La scienza moderna e i nuovi eretici” Sugarco ED. 2000
- Lezione di Filosofia Omeopatica: l’insegnamento di un grande maestro dell’omeopatia. James Tyler
- Kent. Ed. Red 2004
- Bibliografia Della Medicina Omeopatica Italiana dal 1822 al 1939. Fondazione Negro 2019
- Tipologie Omeopatiche e sue applicazioni prototipi e metatipi. Leon Vannier. Red Ed. 2004
- L’omeopatia e le sue prime battaglie. Jean Marie Dessaix. Ed. Salus Infirmorum 2013