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Cosa cura l’omeopatia?

Se vogliamo capire cosa cura l’omeopatia non sarà sufficiente stilare una lista di patologie che possono trovare giovamento tramite essa, ma questo tipo di approccio, per quanto richiesto, sarà fuorviante e vi spiego perché.

PREMESSE NECESSARIE PER CAPIRE L’OMEOPATIA

Molte persone si chiedono se l’omeopatia sarà capace di curare la loro allergia o la loro intolleranza al glutine piuttosto che la loro psoriasi, e più spesso, indagando sui vari siti web non trovano una risposta netta capace di appagare la loro curiosità. Quando poi questi chiedono ad un medico omeopata, si
sentono rispondere che l’omeopatia può curare moltissime cose, e che non cura la patologia, ma il paziente.

La sensazione che molti hanno a questa risposta è quella di una sottile frustrazione, come se il medico avesse voluto sfuggire alla domanda con una sorta di oscuro gioco di parole. In realtà, il limite di questa
risposta sta forse nella sua eccessiva sincerità e non certo nella sua sfuggevolezza, non si può infatti parlare una lingua a chi non ha i mezzi per comprenderla. Infatti, la risposta alla richiesta di cosa cura l’omeopatia, non potrebbe essere più chiara ad un paziente che già conosce la medicina omeopatica e che ne ha provato i benefici, diventa oscura però per chi vorrebbe capirci qualcosa utilizzando un sistema di pensiero inadatto.

In altre parole come risulterà impossibile poter misurare il litro con il metro, o una distanza con la bilancia, allo stesso modo sarà impossibile capire l’omeopatia in modo corretto utilizzando le categorie
del pensiero allopatiche. Mi spiego.

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CONFRONTO SISTEMA ALLOPATICO E SISTEMA OMEOPATICO

La suddivisione dei sintomi in patologie o sindromi è figlia del pensiero allopatico, cioè della nostra medicina ufficiale odierna, la quale ha sistematizzato il proprio sapere catalogando le malattie a seconda dei sintomi o meglio descrivendo le patologie a partire da determinati sintomi o quadri anatomopatologici specifici. Questo fa sì che la medicina allopatica abbia messo a fondamento del proprio sistema la classificazione nosografica delle malattie ovvero la diagnosi di malattia. Questo stato di cose comporta da una parte che ci sia un continuo accrescimento di questa classificazione in nuovi
gruppi o sottogruppi per cercare di inglobare tutte le possibili varianti distinguibili in base all’evolversi delle conoscenze, dall’altra spesso accade che ad una medesima persona verranno diagnosticate diverse malattie contemporaneamente come se tra i diversi sintomi manifestati da un medesimo soggetto possa non esserci correlazione alcuna.

Il sistema di pensiero allopatico non conosce un modo per poter conciliare in un’unica diagnosi tutti i diversi sintomi di una persona quando questi non fanno parte della malattia da cui si essa è stata dichiarata affetta. Se ci si ragiona un pochino sopra si capisce come in questo sistema si cerchi di forzare il paziente all’interno di una classificazione precostituita. Il risultato di tutto ciò lo vediamo
dal continuo rimbalzare dei pazienti da uno specialista all’altro, nell’impossibilità di porre rimedio a tutte le molteplici diagnosi che vengono a sovrapporsi ogni volta che ci siano dei sintomi debordanti rispetto alla diagnosi. Per cui, se perdo sangue dalle emorroidi, e soffro nel contempo di mal di testa, sarò costretto ad andare dal proctologo per l’uno, e dal neurologo per l’altro. Non essendoci, almeno per il momento, una diagnosi capace di contenere in se entrambi i sintomi.

COSA CURA LA MEDICINA OMEOPATICA?

Cosa cura la medicina omeopatica? Nella medicina omeopatica invece tutto ciò non esiste, come appunto non può esistere un omeopata che si occupi specificatamente di un sistema, o di un
apparato o di una fascia di età in particolare, infatti tutto ciò sarebbe la negazione della medicina omeopatica stessa.

In omeopatia non esiste una classificazione nosografica delle malattie, ma esiste solamente il paziente con determinati sintomi, il medico dovrà raccogliere tutti i sintoni del paziente all’interno di uno specifico ed unico quadro morboso coerente capace di spiegarli tutti. In medicina omeopatica inoltre, il momento della diagnosi e quello della terapia è un tutt’uno, infatti, l’individuazione del quadro morboso del paziente, coincide con l’individuazione del rimedio più adatto per quel determinato soggetto in quel determinato momento.

NON SI PARLA DI MEDICINA ANALITICA

Per queste ragioni la medicina omeopatica non è una medicina analitica, cioè una medicina che
divide il paziente per organi o apparati, tanto meno essa non identifica mai il paziente con la sua malattia. Esiste Marco con determinati sintomi, e non Marco che “ha” una determinata patologia. La medicina omeopatica, della nosografia allopatica proprio non sa che farsene, se non il necessario per assecondare le necessità linguistiche dei neofiti.

Per la stessa ragione raramente il medico omeopata (se hai bisogno di un confronto contattami) abbisogna di analisi o esami particolari, perché tutto il sistema si basa sui sintomi di quel determinato
paziente in quel determinato momento. La medicina omeopatica è una medicina sintetica, o per dirla in termini moderni, una medicina olistica per antonomasia.

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A questo punto, a chi avrà avuto la pazienza di seguire questo discorso fin qui, comincerà spero ad apparire molto più chiaro cosa cura l’omeopatia e perché il medico omeopata non stili una lista di malattie che può curare. Come pure sarà chiarò perché alle orecchie di chi non conosce quest’arte antica e meravigliosa la risposta che la medicina omeopatica cura il malato non la malattia può sembrare elusiva, ma anche come in realtà essa non lo sia affatto. Detto questo possiamo addentrarci un pochino di più nel nostro tema.

PREMESSE NECESSARIE ALLA VERA GUARIGIONE

Il luogo della cura è quel momento della disposizione psicofisica del paziente nel quale egli ha la possibilità di raggiungere la causa finale dei propri sintomi cioè il senso di essi.
Questa osservazione contiene in sé presupposti da chiarire e conseguenze da raggiungere.

CONCETTO DI TERRENO

Chiameremo “Terreno” l’insieme delle caratteristiche del paziente che rendono ragione sia della sua suscettibilità a determinate noxe morbose sia del loro specifico e differente manifestarsi in ciascuno
di essi. In termini pratici, questo da una parte significa che non tutte le persone sono soggette alle medesime malattie, o meglio ancora, che la suscettibilità di ciascuno a determinati agenti etiologici sarà in funzione delle caratteristiche del proprio terreno individuale. Dall’altra procede il fatto che i
sintomi manifestantesi in seguito a determinate perturbazioni, funzionali od organiche, saranno anch’essi in funzione del terreno individuale.

A titolo di esempio, sempre per chiarire cosa cura l’omeopatia, potremmo prendere la suscettibilità al freddo. Come è noto questa suscettibilità varia a seconda delle diverse persone, suscettibilità che raccoglie nel proprio spettro di possibilità da chi ne è praticamente immune a chi invece viene intaccato nel suo equilibrio fisico dalla minima corrente d’aria. Tra coloro che ne sono soggetti avremmo chi svilupperà cefalea, chi febbre, chi raffreddore e così via, per di più questi sintomi avranno caratteristiche di intensità e qualità differente in ciascuno individuo.

Da sottolineare che queste osservazioni sono valide a tutti i livelli di esistenza dell’essere, da quello fisico materiale a quello psichico od emotivo. Potremmo cioè sostituire nel nostro esempio il freddo con la paura o la rabbia, lasciando però immutato il concetto di terreno individuale come guida per il nostro
ragionamento.

IL LUOGO DELLA CURA

Oltre a parlare di cosa cura l’omeopatia, avrete notato che più sopra abbiamo parlato di “luogo della cura”. Ma qual è questo luogo? Dove si trova? È un luogo fisico o meno?
La radice dei problemi di salute di ciascuna persona in un determinato momento della vita, si può trovare a diversi livelli. Ad esempio, se sono stato intossicato da inquinanti chimici che disturbano l’economia del mio organismo, il luogo della mia cura sarà il mio corpo fisico, anche se dovessi
avere dei sintomi psicologici preponderanti, come avviene ad esempio nella intossicazione cronica da piombo. Se invece la causa dei miei sintomi sarà, ad esempio, un trauma psicologico, come una delusione d’amore, anche se essi fossero di tipo squisitamente di tipo organico, allora il luogo della mia cura sarà di certo nella sfera affettiva. Se ancora il mio problema sarà di tipo esistenziale allora il luogo della mia cura non potrà che ricercarsi nel dialogo spirituale.

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Attenzione però a non confondere il luogo della cura né con i sintomi nel con le cause di essi. Tutto ciò che turba a qualsiasi livello lo stato di equilibrio di una persona investe a cascata tutti i livelli dello stato
psicofisico di essa, perché l’uomo non è fatto a compartimenti stagni: ogni suddivisione della sua unità psicofisica sarà, come in queste righe, un puro espediente didattico di approssimazione tanto necessario quanto falso.

Un profondo senso di colpa può essere la radice di gravi malattie neurologiche, ma il luogo della sua cura non sarà né il sistema nervoso né le cause incidentali che tale senso di colpa avranno sollecitato.

IL RUOLO DEL MEDICO

Dirigere l’umanità sofferente verso il luogo della propria guarigione è il vero e primario ruolo di ogni vero terapeuta, un luogo che quindi può a volte essere fisico ma più spesso nella nostra società sarà psicologico, emotivo o spirituale. Per tale ragione è così importante la parola ed il carisma del medico. Per la stessa ragione, il paziente che sente di essere stato capito e più spesso svelato a se stesso dalla
parola del medico, ha già iniziato il proprio percorso di guarigione.

LA PERDITA DEL LUOGO DELLA CURA

Viviamo in una società che non sa riconoscere la radice dei propri mali avendo abbandonato lo studio del terreno individuale in favore del protocollo terapeutico standardizzato. Viviamo in un’epoca dove sintomo e malattia sono diventati sinonimi e cura e guarigione concetti confusi perché l’unico scopo è divenuto quello della soppressione dei sintomi. Un’epoca dove siamo sommersi da una pletora di analisi che nel loro accanito materialismo più spesso sviano invece di guidare al luogo della cura.
Allora, alla fine, ecco che ci si rende conto come ogni guarigione sia in fondo autoguarigione, cioè di come essa per essere tale debba trovare le proprie risorse nella persona e anche di come ogni cura sia necessariamente legata ad un cambiamento, o se preferite, all’instaurarsi di un diverso equilibrio
psicofisico.

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Ci si rende conto anche come la medicina omeopatica agisca sulle cause profonde della malattia e di come essa tolga letteralmente la terra sotto i piedi alla malattia, agendo sul terreno costituzionale su cui essa poggia, ovvero sulla predisposizione ad essa. Si potrebbe dire che, da questo punto di vista, la medicina omeopatica rappresenti la medicina preventiva per antonomasia. Vi state ancora chiedendo cosa cura l’omeopatia?

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