Medico e paziente, un binomio non sempre lineare ma di grande importanza. L’omeopata unicista non si limita alla cura della malattia, ma diviene una figura di riferimento, su cui poter contare in un senso ben più ampio. La medicina omeopatica ti consente di scavare, capire, e anche sposta l’asse delle priorità dalla cura del sintomo alla cura della persona. Sentirsi compresi in maniera differente, fino a far diventare quel binomio qualcosa di totalmente diverso da come siamo abituati a credere. Un lavoro sartoriale, un vestito cucito addosso ad ogni singola persona.
Continua a leggere per capire come scegliere il tuo omeopata di fiducia, o come costruire un rapporto di fiducia con l’omeopata.
L’epoca della telemedicina
Le medicina continua la sua inesorabile trasformazione, la recente promozione della telemedicina contestualmente all’introduzione dell’intelligenza artificiale in ambito medico, sta portando all’estreme conseguenze un processo iniziato da lunghissimo tempo e che vede nell’utilizzo di protocolli terapeutici standardizzati la sua attuale pragmatica sintesi. Definizioni quali, medico di fiducia, medico curante o anche medico di famiglia sono destinate a divenire sempre più obsolete, almeno nell’accezione con la quale le conosciamo. Certi modi di definire il medico sottendono una fiducia ed un rapporto con il medico, di cui di questo passo presto non vi sarà più traccia. Fatta questa necessaria premessa ecco cosa considerare se stai cercando un omeopata unicista di fiducia.
Del materialismo in medicina
Il seme di questa evoluzione possiamo rintracciarlo molto lontano nel tempo, a partire dalla cartesiana scissione del corpo-mente, per passare alla “divisione” dell’uomo in pezzetti, organi e apparati, e quindi alla concezione della malattia come “materia peccans” estranea all’uomo, ma propria della materia. A cui si aggiunge la visione della malattia come corpo estraneo da estirpare, atterrato più o meno casualmente sull’organismo del malcapitato. Il materialismo in medicina non poteva che tradursi nella svalutazione dell’essere umano, nella scotomizzazione della sua integrità psicofisica e di conseguenza, il passo verso un approccio cinico e crudele nei confronti della malattia è stata cosa più che facile, naturale direi. Il medico di famiglia di una volta rappresentava, l’argine ultimo a questa deriva.
L’umanità del medico condotto che andava a casa del malato dove respirava l’intimità della famiglia, ha compensato per centinai di anni le mancanze di una medicina fatta di poco, quasi niente. Il famoso dipinto di Goya, raffigurante il pittore stesso curato dal dottor Arrieta, rappresenta tutto questo e anche di più: rappresenta infatti, i due attori, medico e paziente, che combattono insieme la battaglia per la vita.
La parola del medico, il suo rimprovero, il suo consiglio o il suo incoraggiamento infatti non possono non fare parte della cura. Il medico quindi era tenuto innanzi tutto al rapporto umano, era se si vuole costretto al rapporto umano, in ogni caso avrebbe dovuto metterci del suo e mettersi in discussione di fronte al malato, avrebbe dovuto sollecitare un rapporto di fiducia al di fuori del quale la gestione della malattia sarebbe stata impossibile. Che poi oggi come ieri, questa esigenza abbia dato adito alla nascita dei cosiddetti “Parrucconi”, ovvero a coloro che in ogni tempo cercano di impressionare le persone facendo leva su una certa avvenente pomposità, è nella natura delle cose. La sempre più spiccata tendenza a concepire la medicina come tecnica, e quindi il medico come esecutore di essa, per di più secondo protocolli standardizzati, ha esautorato il rapporto umano dalla relazione medico paziente. Data l’inevitabilità delle premesse, non possiamo biasimare nessuno per il punto in cui ci troviamo se non il materialismo che governa sovrano la nostra società.
L’alternativa omeopatica
La medicina omeopatica, grazie alla sua concezione dell’uomo (sai cos’è l’omeopatia unicista?) e alla sua metodologia di ricerca, non solo non può rinunciare né al rapporto umano, premessa indispensabile per lo studio del caso clinico, né al rapporto di fiducia con il paziente. La medicina omeopatica infatti non necessita di analisi di laboratorio o di complicati esami strumentali, ma abbisogna che il paziente collabori con il medico. La fiducia sarà importante onde permettere al paziente di descrivere liberamente i propri disturbi fisici, psichici ed esistenziali anche i più intimi e profondi, in modo da permettere al medico di comprendere l’aspetto dinamico dell’unità psicobiologica del paziente in quel determinato momento della sua vita. L’omeopatia rappresenta l’alternativa possibile per chi voglia essere curato come persona e non come organo o malattia, per chi altresì cerca un confronto sul tema della propria salute e non una risposta preconfezionata.
Come scegliere l’omeopata unicista di fiducia?
Parlando di fiducia, non è un caso che spesso la scelta dell’omeopata unicista passi attraverso il passaparola, l’esperienza di amici o parenti, che non solo hanno risolto le loro problematiche, ma che spesso dopo tanti tentativi con la medicina tradizionale, hanno sperimentato in prima persona cure e rimedi omeopatici.
Per il resto, la scelta dovrebbe essere orientata su:
- competenze e preparazione (dimostrabili, attenzione a non rivolgersi a persone “improvvisate”);
- ascolto e fiducia reciproca.
Si, perché l’omeopata unicista ti ascolta per bypassare la mera malattia, e per entrare più nel profondo della tua situazione di malessere fisico, andando oltre la superficie o il singolo sintomo (scopri come funziona la visita omeopatica).
L’omeopata unicista diventa un punto di riferimento
IMPORTANZA DELLO SVELAMENTO DELLA PROFONDITÁ DELL’ESSERE UMANO
C’è anche da dire che la costruzione di un rapporto medico paziente in ambito omeopatico è fondamentale, ma sicuramente non scontata.
Alcune volte il rapporto di fiducia può essere frutto di una intesa immediata, altre sarà una costruzione più graduale, in ogni caso esso andrà di tanto in tanto confermato in occasione delle vicissitudini della vita. Perché, in genere, il rapporto con il proprio medico omeopata non è occasionale, ma un punto di riferimento stabile. Non a caso molti sono i pazienti che subiscono la perdita del proprio omeopata come un vero e proprio lutto familiare, la cui mancanza sarà non facilmente sostituibile, non sempre infatti l’incontro medico paziente porta necessariamente all’instaurarsi di una relazione umanamente significativa.
Di sicuro, oltre alla risoluzione dei propri problemi di salute, quello che più predispone all’instaurarsi di una bella e solida relazione medico paziente, è la sensazione da parte del paziente di essere stato compreso, e addirittura a volte quella di essere stato svelato a se stesso, e da parte del medico, la sensazione di aver compreso e quindi il sentimento di amore ispirato dall’unicità di quell’esistenza che ci si è svelata.