PERCHE’ L’OMEOPATIA NON CONOSCE LA PSICOLOGIA
Risulta evidente come in medicina omeopatica si studi molto l’essere umano anche e non solo dal punto di vista psicologico. Siccome la medicina omeopatica è nata molto prima che la psicologia divenisse una materia a se stante essa non la conosce in quanto tale. A testimonianza di ciò in omeopatia il termine “quadro mentale” viene utilizzato per indicare tutto quell’insieme di atteggiamenti, modalità dell’essere, esperienze soggettive, sintomi, che oggi sono stati estromessi dalla medicina per approdare alla moderna psicologia, come se l’uomo potesse essere fatto in pezzi prima di essere curato.
PSICOLOGIZZAZIONE DEL SINTOMO
Capire il significato del singolo sintomo o dell’insiemi dei sintomi del quadro morboso in medicina omeopatica significa capirne il senso, capire il suo valore come espressione di uno squilibrio profondo dell’energie vitale, capirne ad esempio la spinta autodistruttiva oppure quella iper o ipotrofica secondo la nota teoria dei miasmi. Questo punto di vista, frutto in parte di necessità pratiche legate alle modalità di scelta del rimedio omeopatico, non può essere in nessun modo considerato un processo di psicologizzazione del sintomo. Tradurre in modo univoco un determinato sintomo come espressione di un equivalente psicologico in omeopatia non trova casa per due ragioni, ecco quali:
- Affermare che ciascun sintomo contiene in se un valore simbolico può essere essere una affermazione condivisibile, ma il simbolo in quanto tale non è mai né univoco ne completamente razionalizzabile e per tanto cercare di imbrigliare qualsiasi sintomatologia all’interno di schemi predefiniti sarà per definizione fuorviante.
- Sebbene come affermato in omeopatia la maggior parte, non la totalità, dei disturbi originano da disarmonie dell’energia vitale dell’essere umano, o in altre parole che la malattia, quella non secondaria a cause materiali come ad esempio una frattura ossea in seguito ad un trauma, deriva primariamente da un disturbo dello spirito dell’essere umano, la traduzione a livello corporeo di questa disarmonia deve passare per un filtro individuale e unico che è rappresentato dalla costituzione di quel singolo individuo. La costituzione è in omeopatia un principio di declinazione dell’energia vitale. Ne consegue pertanto come sia impossibile generalizzare il significato di un sintomo in un modo valido per tutti gli essere umani.
LA NON NECESSITA DELLA PSICOLOGIA IN MEDICINA OMEOPATICA
La comprensione del valore simbolico di un sintomo può essere concomitante al processo di guarigione, ma questa comprensione, quando avviene in modo consapevole, non è definibile facilmente se non come una sensazione non meramente fisica di liberazione da un malessere di cui spesso la persona non era precedentemente cosciente. L’esperienza clinica ci insegna che questa comprensione non corrisponde a schemi generalizzabili per tutti e non è assolutamente un fenomeno indispensabile per la guarigione anzi essa è sperimentata solo da pochi individui.
La psicologizzazione del sintomo è inoltre una attività che più spesso
blocca il libero processo di guarigione fino a diventare esso stesso un sintomo da curare!!!
La cura omeopatica armonizza la spinta miasmatica profonda dell’individuo il quale, uno volta raggiunto un maggior equilibrio, spontaneamente sarà capace di risolvere le proprie problematiche mentali. Dal punto di vista mentale la cura omeopatica agisce secondo un meccanismo catartico simile a quello della tragedia nell’antica Grecia. Ritrovarsi diversi significa godere di un punto di vista diverso su noi stessi e quindi avere la possibilità di superare più facilmente i nostri limiti.